Praga, magiche emozioni - Camping “Kotva Branik” Praha/Branik
Una volta chiesi a un conoscente, che l’aveva vista per la prima volta, cosa pensasse di Venezia, mi rispose “E’ molto sudicia”.
Un’altra volta chiesi a un altro conoscente, che l’aveva vista per la prima volta, cosa pensasse di Firenze, mi rispose “C’è un sacco di case vecchie”.
Una terza volta chiesi a un terzo conoscente, che l’aveva vista per la prima volta, cosa pensasse di Praga, mi rispose “Bah, niente di speciale”.
Tutto vero, amici, non dico fanfaluche!
Beh, non so cosa pensare; certo, se qualcuno s’aspetta che queste tre città somiglino a Las Vegas sarà deluso ma se a qualcun’altro piacciono certe atmosfere magiche o ama girare naso all’aria ammirando una serie interminabile di bellezze (a Firenze e Praga solo nelle aree pedonalizzate, mi raccomando!) troverà pane per i suoi denti.
Non a caso ho accostato le tre città, perché, a mio avviso, tutt’e tre posseggono un incanto che le rende uniche e non paragonabili ad altre.
Poi ci sono i monumenti (in quantità impressionante) ma questo è un altro discorso.
Assodato che Praga non è Las Vegas va detto a certi “aficionados” del settore che occasioni di divertimento (anche, ehm, molto trasgressivo) comunque non mancano.
Comunque Praga, nonostante le maree di turisti, nonostante i fast-food, nonostante l’esosità dei cambiavalute, nonostante la cucina pesante e i vini scadenti (ma birra ottima), merita più di qualche piccolo sacrificio.
E il primo da affrontare è il campeggio.
Non mi stanco mai di ripetere che i campeggi delle città d’arte vanno utilizzati così: si arriva, si piazza il mezzo (traffico, parcheggi inesistenti e ladri sconsigliano di girare in macchina per Praga), si esce per visitare la città, si rientra alla sera spossati ma soddisfatti e si va nanna; il giorno dopo si ricomincia oppure si parte (ma Praga merita almeno una settimana di soggiorno).
Però il Kotva Branik offre veramente pochino (almeno fino a tre anni fa): in tale struttura si respira un’aria di socialismo reale tale da chiedersi se la caduta del Muro non sia stata un sogno: manutenzione sommaria, colonnine malridotte, illuminazione scarsa, rugginosi residui d’attrezzature sportive, niente pozzetto di scarico (ci si deve arrangiare nei normali w.c.), inagibile per i disabili, servizi puliti solo a certe ore (questo accade anche in altri camping collocati nelle città predilette dal turismo di massa), un baretto con qualche genere alimentare d’aspetto poco invitante e che, oltretutto, chiude presto, ristorante tanto squallido che non ci ho mai mangiato (però subito fuori c’è qualcosa di meglio)... In breve bisogna adattarsi.
Allora perché diavolo cito questo camping?
Primo: m’è stato segnalato da un amico esperto dei luoghi, il che mi fa pensare che gli altri campeggi di Praga non siano granché meglio.
Secondo: venendo dall’Austria via Linz am Donau (la più breve dall’Italia) si trova con relativa facilità anche senza GPS.
Terzo: è molto tranquillo e c’è molto verde (terreno buono per i picchetti).
Quarto: è ottimamente collegato al centro dalla linea 17 del tram (mezzi vecchiotti ma frequenti, e fino a tarda ora almeno per chi non tira tardi, biglietti economici); il percorso è bellissimo: si snoda lungo la Moldava svelando la città poco a poco, la prima volta è un’emozione.
Quinto: alla sera si respira quell’aria di cosmopolitismo tipica di tutti i campeggi delle grandi città.
Avviso per i più prudenti: il camping è ubicato in una golena della Moldava, un metro o poco più sopra il livello del fiume; la Moldava è un fiume bellissimo ma traditore, per cui, se piove a dirotto per qualche giorno di seguito, meglio sbaraccare in tutta fretta.
Adesso vedete un po’ voi...
<O


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